REQUISITI DI AMMISSIONE
Possono altresì presentare domanda di servizio civile, fermo restando il possesso dei requisiti sopra elencati, i giovani che:
hanno interrotto il Servizio civile nazionale o universale a causa del superamento dei giorni di malattia previsti, a condizione che il periodo del servizio prestato non sia stato superiore a sei mesi.
hanno già svolto il “servizio civile regionale” ossia un servizio istituito con una legge regionale
Possono inoltre presentare domanda di Servizio civile le operatrici volontarie ammesse al Servizio civile in occasione di precedenti selezioni e successivamente poste in astensione per gravidanza e maternità, che non hanno completato i 6 mesi di servizio, al netto del periodo di astensione, purché in possesso dei requisiti di cui all’art 2 del bando.
NON POSSONO PRESENTARE DOMANDA
Gli aspiranti operatori volontari dovranno presentare la domanda di partecipazione esclusivamente attraverso la piattaforma Domande on Line (DOL) raggiungibile tramite PC, tablet e smartphone all’indirizzo https://domandaonline.serviziocivile.it
Le domande di partecipazione devono essere presentate entro e non oltre le ore 14.00 del 15 febbraio 2024.
Attenzione per presentare la domanda occorre accedere con SPID
Per accedere ai servizi di compilazione e presentazione domanda sulla piattaforma DOL occorre essere riconosciuti dal sistema, che può avvenire in due modalità:
PUBBLICAZIONE CALENDARI DI SELEZIONE
I calendari dei colloqui di selezione, relativi a tutte le sedi dei progetti liguri, saranno resi pubblici sull’home page del sito di Anpas Nazionale (www.anpas.org) e di Anpas Liguria almeno 10 giorni prima del loro inizio.
È possibile scrivere una mail (Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.) o telefonare al nostro centralino (0185 262626) per qualunque informazione.
Di seguito i dati del progetto relativi alla nostra sede >>>
Vi aspettiamo!
Questa però me la devi spiegare, Signore.
Sì perché adesso basta nascondersi dietro il dito del libero arbitrio. Se sei, come si dice, davvero onnipotente allora perché la tua potenza non può impedire che talune cose accadano?
Non ne faccio una questione di interesse, per carità, ma almeno di coerenza.
Insomma, Signore, arriva un bel momento nella vita in cui anche tu devi assumerti le tue responsabilità: sì, ce lo devi proprio. Anche perché adesso, noi, qui, dobbiamo trovare qualcuno a cui dare la colpa. E francamente a noi, adesso e qui, non viene in mente altri se non te. Hai capito bene: una vera e propria colpa.
La colpa di un vuoto che non lascia fiato se non per piangere.
Perché Piero, e tu Signore lo sai bene, non riempiva i suoi spazi così tanto per fare. La sua presenza, la sua essenza, la sua impronta erano dense di una sorta di eleganza manierata che sapeva di tabacco, di mentolo e di vita vissuta; un vero e proprio “stile” ma declinato secondo un’accezione che, paradossalmente, ne identificava la sostanza, l’impasto, la materia e non solo la semplice ed evanescente apparenza. Non è facile da spiegare, lo comprendo, ma bisogna pur provarci in qualche modo.
Lo stile di Piero, era la sua personalità ma anche la sua corporeità nei modi, nelle azioni, nelle parole, nelle soluzioni, nei compromessi, nella gioia e nel dolore di una vita non sempre grata. Ecco: lui era lì sempre con giacca e cravatta ma, quando lo doveva fare (e a volte lo si deve fare), si tirava su le maniche, per non sporcarsi i polsini, e infilava le mani nel brutto di questo pianeta. Sissignore e, per quanto è vero il creato, puoi giurarci che quei polsini rimanevano immacolati anche con le mani che ravanavano la più fetente delle fogne.
Più o meno il Piero che ti sei voluto riprendere, Signore, era una cosa così. E scusa se è poco.
Capirai come colmare un vuoto del genere non sia possibile. Il solo atto di descriverlo comporta, da parte di chi ci prova, il sacrificio di una parte dei suoi ricordi al fine, quanto mai ambizioso, di divulgarli. Perché raccontare una persona come lui non si può fare solo con le parole. Per disegnare Piero è necessario che chi l’ha conosciuto ci metta un po’ della sua anima togliendola a sé stesso per mostrarla, come fosse inchiostro, a coloro che incuriositi ne osservano l’immagine formarsi. E’ questo l’unico modo per far arrivare al mondo il ritratto, il meno stucchevole possibile, di una persona straordinaria.
E allora facciamolo, dai: liberiamoci di questo fardello e diciamo al mondo che Piero dietro, davanti, intorno, sopra, sotto e dentro di sé lascia tutta una serie di testimonianze che possono generare qualsivoglia reazione eccetto l’indifferenza. Come un tuono inaspettato col cielo sereno.
Non voglio fare di queste poche righe il classico resoconto da contabili del necrologio elencando, come in un bilancio, quel che ha fatto, come lo ha fatto e quante ne ha fatte. Sarebbe troppo facile. Per questo ci sono fior di specialisti e poi, se non bastasse, c’è la città che lo sa e lo ringrazierà in eterno.
La mia testimonianza su Piero va ben oltre le pur notevoli ed esemplari fatiche terrene. Era, anzi è, l’incarnazione di un mondo che sarebbe troppo sbrigativo definire “d’altri tempi”. Non è così. Certi modi di essere non hanno tempo e nemmeno spazio (fattene una ragione, Signore, visto che ce l’hai tolto). Sono eterne tanto quanto te e forse anche di più.
Bene. Vorrei andare avanti ma ogni parola è un grammo di anima in meno e, sinceramente, non voglio levarmene più. E comunque ci siamo capiti, vero?
(Ma detto tra noi, Signore, lo vuoi sapere qual è la cosa che più ci mancherà? E’ quel suo sorriso un po’ malandrino con il quale si faceva beffe degli affronti del destino. Quello ghigno, simpatico e impunito, ora ce l’hai tutto per te, ce l’hai rubato con l’inganno. Ma in cambio pagherai un caro prezzo, non ti credere: sei accusato di colpevole sottrazione di persona straordinaria e, di questa colpa, non sarà così facile giustificarsi quando sarà il momento di guardarci negli occhi, ad uno ad uno, noi orfani rimasti a guardare una panchina ormai vuota).
I Volontari
Facciamo due conti. Rapallo ha circa 30 mila residenti, cioè trenta mila persone che, più o meno stabilmente, la popolano in modo continuativo. I volontari del soccorso che svolgono la loro opera in maniera effettiva sono circa 150. Centocinquanta militi che, in un modo o nell’altro, lavorano costantemente e gratuitamente per i cittadini. Ebbene, che ci crediate o no, 150 è il cinque per mille di 30.000. In pratica, a Rapallo, ogni mille abitanti ci sono cinque volontari del soccorso (parliamo di militi effettivi, i soci semplici sarebbero molti di più), cioè noi siamo il cinque per mille di Rapallo: il vostro “cinque per mille”. E allora? – potreste dire –che ci sarebbe di così strano in questo ridondante giro di parole? Nulla di particolarmente insolito, è vero, ma caso vuole che CINQUE PER MILLE sia anche la quota dell’IRPEF che si può devolvere ad una ONLUS quando si compila la dichiarazione dei redditi. Vedete che, in questo caso, la coincidenza diventa oltremodo simpatica. La destinazione del 5×1000 è un’iniziativa che risale alla legge finanziaria 2006 e che è stata mantenuta. Consente al contribuente, senza nessun onere aggiuntivo a suo carico, di devolvere il 5×1000 della propria imposta sul reddito ad una Organizzazione Non Lucrativa di Utilità Sociale (ONLUS), come i Volontari del Soccorso, ed è cosa ben diversa dal già sperimentato 8×1000 destinabile a stato, chiese, confessioni religiose, ecc., la cui partecipazione resta comunque invariata. In questo modo è possibile darci una mano non facendo altro che indicare il nostro codice fiscale 83008120103 sulla scheda di destinazione del cinque per mille allegata ad ogni modello 730 o Unico. I lavoratori dipendenti o i pensionati che non presentano la dichiarazione dei redditi possono consegnare la scheda (compilata come si è detto sopra) in busta chiusa ad un ufficio postale, ad uno sportello bancario (che la ricevono gratuitamente) o ad un intermediario abilitato alla trasmissione telematica (CAF, commercialisti, ecc.). Le schede sono rilasciate gratuitamente dal “sostituto d’imposta” (il datore di lavoro o l’ente erogatore della pensione), al quale è sufficiente chiedergliele. Le si apre, vi si mette la propria firma, il nostro codice fiscale (83008120103) e voilà il gioco è fatto. Roba di due minuti, non di più. Noi, per questi due minuti, vi ringraziamo fin da adesso e per un periodo molto più lungo. Ve lo meritate.